progetto
C’è un’idea ben precisa alla base della strada che ho deciso di intraprendere. Forse, più che un’idea è un vero e proprio sogno, un sogno che io, mio nonno Antonio, mio padre, l’intera famiglia accarezza da tempo: riprendere in mano la produzione di strumenti musicali classici, puntare su un antico mestiere d’arte, sinonimo di eccellenza italiana, rilanciare un marchio che rappresenta secoli di storia per la liuteria italiana e per la nostra Famiglia.
Riprogettare quindi, in un’ottica attuale, l’antico Laboratorio Monzino. Riprenderei gli elementi di successo del Laboratorio di mio nonno: ospitare diversi liutai diretti da un Maestro offrendo anche ai giovani esordiendi un’opportunità di crescita, di formazione e di esposizione su un mercato certo non semplicissimo.
La produzione di strumenti ad arco e pizzico sarebbe completata con tutte le attività connesse: la riparazione, il restauro e la messa a punto degli stessi e infine la vendita, di strumenti ed accessori, esattamente come avveniva nel Laboratorio del Nonno.
Ma lo immagino anche come un Laboratorio “vivo” e “aperto” in cui la liuteria può essere usata come un mezzo per avvicinarsi al bello, all’eccellenza, al lavoro fatto con le mani e fatto con amore, ad oggetti costruiti per durare. Sarebbe anche un punto di incontro, grazie a spazi dedicati allo scambio culturale e sociale: un piccolo auditorium dedicato a performance dal vivo, ad audizioni, aree conviviali riservate a momenti pausa o di confronto.
Penso ad Laboratorio con finalità non solo artistiche e commerciali, ma anche educative e culturali, aperto quindi sia ai bambini che alla terza età: con corsi di didattica musicale classica, ma anche veri e propri Laboratori (di diverso livello e difficoltà) dedicati a bambini e ragazzi, dove imparare (accompagnati dai genitori, o, magari dai nonni) ad usare le mani per costruire, ripagati dalla soddisfazione di realizzare uno strumento finito.
Un modo sicuramente bello ed appagante di avvicinarsi anche al meraviglioso mondo della musica, scoprendo, quasi per magia, “da dove nasce il suono” in un luogo dove è possibile staccarsi dal tecnologico, dall’astratto, dal teorico e riscoprire quello che può essere creato con le proprie mani.